La Camera dei Deputati ha recentemente approvato in seconda lettura un disegno di legge (ddl 1142/2025) che segna un passaggio cruciale nel percorso di regolamentazione dell’intelligenza artificiale in Italia. Siamo il primo paese in Europa ad introdurre una regolamentazione nazionale che riguardi il tema. Il provvedimento, che ora attende l'esame definitivo del Senato, introduce una serie di principi e deleghe normative destinati a incidere profondamente su numerosi ambiti: dall’impresa al sistema giudiziario, dal settore sanitario al mondo del lavoro.
Giustizia e IA: supporto sì, ma la decisione resta umana
Un punto centrale riguarda l’impiego dell’IA nel settore giudiziario, è stato apportato (ancora in modo non definitivo) con l'art.15. La legge, infatti, introduce una netta distinzione tra strumenti di supporto tecnologico e attività decisionali: gli algoritmi potranno essere utilizzati per ottimizzare la gestione dei flussi documentali, per accelerare la calendarizzazione delle udienze, o per analizzare banche dati giurisprudenziali. Ma le decisioni che incidono sui diritti delle parti – giudizi, condanne, assoluzioni – resteranno prerogativa esclusiva del giudice.
Di particolare rilievo è poi l’introduzione di una fattispecie penale volta a contrastare la diffusione illecita di contenuti manipolati tramite IA (deepfake), specie quando usati per scopi fraudolenti o diffamatori. La norma risponde all’esigenza crescente di tutelare la reputazione e l’identità personale nell’epoca della disinformazione automatizzata.
Imprese e PMI: un’innovazione sostenibile e inclusiva
Il testo tiene conto delle esigenze del tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese. Per queste realtà, l’adozione dell’intelligenza artificiale rappresenta una sfida non solo tecnologica ma anche economica e organizzativa. Il legislatore si propone di accompagnare questa transizione con misure di incentivo e semplificazione, promuovendo un uso consapevole dell’IA che possa migliorare la produttività senza compromettere la qualità del lavoro né creare nuovi squilibri di potere tra imprese di diverse dimensioni.
Sanità: il medico resta protagonista
Anche il settore sanitario è toccato dal DDL. L’intelligenza artificiale potrà affiancare i professionisti nella diagnosi e nella cura, fornendo supporto predittivo o suggerimenti terapeutici, ma non potrà mai sostituirsi alla valutazione clinica del medico. Un principio di precauzione che si traduce anche nell’obbligo di informare il paziente quando vengono utilizzati strumenti basati sull’IA, garantendo così trasparenza e consenso consapevole.
Lavoro: obblighi di informazione, ma pochi strumenti concreti
Nel mondo del lavoro, la legge introduce l’obbligo per i datori di lavoro di informare i dipendenti sull’impiego di sistemi di intelligenza artificiale nei processi aziendali che possono incidere sulla gestione delle risorse umane. Tuttavia, restano assenti, almeno per ora, misure strutturali per la tutela dei lavoratori coinvolti in processi di automazione o per la loro riqualificazione professionale. È evidente la necessità di una riflessione più ampia su come gestire l’impatto dell’IA sulla qualità e sulla stabilità del lavoro.
Il DDL, pur ancora suscettibile di modifiche, rappresenta un’opportunità per riflettere su un tema che non è più futuribile, ma profondamente attuale. Accompagnare i clienti in questo cambiamento significa coniugare competenze giuridiche tradizionali con una visione capace di comprendere la portata trasformativa delle tecnologie emergenti.